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25 FEBRERO DE 2011 · DÍA INTERNACIONAL DE LA COMMEDIA DELL’ARTE

El Teatro del Finikito, como compañía especializada en commedia dell’arte, con 21 años de trayectoria, tomará parte en las actividades organizadas por el SAT con una Conferencia-Taller ofrecida por DAVID SANZ, creador del Festival Internacional Del Arte della Commedia y director de EL TEATRO DEL FINIKITO.
 

A propósito de “Il teatro delle favole rappresentative” 400 años después
Lugar: Centro de Artesanía, nave 8-6
Hora:11,30
El Día mundial de la Commedia dell’Arte es una propuesta de la asociación cultural SAT (Italia), asociación que cuenta con el patrocinio del ITI y la UNESCO ITALIA y que está pidiendo el reconocimiento de la Commedia dell’arte como Patrimonio Intangible de la Humanidad a  la UNESCO INTERNACIONAL, grado al cual pertenecen otras disciplinas teatrales en el mundo, como el Noh japones, El Kabuki…
 

MENSAJE DEL DÍA INTERNACIONAL DELLA COMMEDIA DELL’ARTE A cargo del Prof. Roberto Tessari

L’oggetto-maschera in quanto componente essenziale della Commedia dell’Arte antica, e delle moderne compagnie teatrali che ne tramandano forme e insegnamentiAttorno al 1545, in Italia, le prime compagnie di attori professionisti della moderna storia d’Occidente portano sulla scena commedie imperniate sulla presenza  di figure dette ‘maschere’ (gli Zanni, il Mercante, il Dottore, il Capitano, ecc.) in quanto il volto dell’attore che le interpreta è coperto dall’oggetto-maschera.

Per la prima e unica  volta nella storia – dopo i prestigiosi casi del  teatro classico greco e latino – si realizza in Occidente un modello di teatro di lunghissima durata (due secoli circa), sistematicamente fondato sull’impiego della maschera da parte dell’attore.

Le nuove maschere usate dai comici dell’Arte nascono da una sapiente commistione creativa tra la dimensione antropologico-rituale dell’uso delle maschere (soprattutto quelle appartenenti a cerimonie carnevalesche o a diversi riti di fertilità), gli studi cinquecenteschi di fisiognomica, e le esigenze scenico-artistiche della performance attoriale (che induce alla definizione – affatto inedita per quanto attiene la più vasta tipologia delle maschere – della mezza maschera: destinata a coprire solo la parte superiore del viso).

Le tradizioni folkloriche e i riferimenti alla funzione antropologico-religiosa dell’antica maschera, uniti ai dettami della fisiognomica, fanno dell’oggetto-maschera un prodotto che richiede eccezionale qualità di invenzione, di disegno e di scultura. Le esigenze del teatro determinano altre caratteristiche della maschera: la scelta del cuoio (adatto alla traspirazione) come materiale di realizzazione; la definizione del rilievo e il trattamento delle superfici in rapporto alle potenzialità dell’illuminotecnica scenica, per esaltare le diverse ‘espressioni’ potenziali della maschera; ecc.

L’enorme fortuna di questo ‘teatro di maschere’, presso pubblici di ogni livello, tra Cinquecento e Seicento, provoca il moltiplicarsi di laboratori artigiani specializzati esclusivamente nella produzione di maschere per la scena. La concentrazione di questi laboratori nel territorio di Modena porterà, nel corso del Seicento, ad attribuire alle maschera la denominazione di volti modenesi.

Dopo la fine della parabola storica della CDA, la caducità dei materiali impiegati  e un’inveterata disattenzione nei confronti di tutto ciò che risulti coinvolto nell’effimero scenico hanno portato alla  perdita pressoché totale di tutte le maschere teatrali. Si sono fortunosamente conservati solo due o tre esemplari sia di maschere zannesche sia di matrici lignee per realizzarle.

L’arte di realizzare maschere in cuoio destinate a far rivivere sulla scena le figure protagoniste della CDA, perduta verso la fine del Settecento, rinasce a opera dello scultore Amleto Sartori, chiamato a collaborare nel 1947 da Giorgio Strehler per la prima realizzazione del celeberrimo Arlecchino servitore di due padroni, destinato a diffondere – con le sue repliche, tutt’ora in corso – la fama della Commedia dell’Arte in ogni angolo del mondo.

Le compagnie di CDA sono le sole depositarie attive, in Occidente, della tradizione dell’uso della maschera nelle performances teatrali.

Sono le sole che hanno alimentato e continuano ad alimentare una produzione moderna di maschere teatrali  che ha dato origine al formarsi di artisti e artigiani specializzati in questa difficile arte, e al perpetuarsi  della loro attività sia all’interno che all’esterno delle compagnie stesse.

La maggior parte delle compagnie di CDA, oltre a produrre e a diffondere spettacoli che rinnovano la tradizione dell’antica Arte, propongono al pubblico e realizzano laboratori non solo di recitazione, ma anche di progettazione e di attuazione delle maschere sceniche.